Claudio Pulicati, giovane designer e progettista, firma la sua prima collezione: GEA, vasi colorati in ceramica monofiore realizzati con la tecnica dell'ingobbio, un rivestimento argilloso dal fascino materico.

Una breve descrizione della tua collezione.
Così come un uomo nasce nudo, "vestito" della pelle che ne avvolge e protegge il corpo, per poi coprirsi con vestiti, questi vasi monofiore nascono in terra bianca e a vestirli è un ingobbio colorato, che dopo un delicato trattamento assume un aspetto polveroso, consentendo all'essenza del materiale ceramico di venire potentemente alla luce.

Gea è caratterizzata da una spessa corazza, una pelle ruvida ed aspra, apparentemente insensibile alla vita, ma che può nascondere un alveo fiorito, un luogo germinale.

Prende il nome dalla divinità mitologica primigenia, che in qualità di madre generatrice, contiene, protegge e nutre, in attesa di custodire il dono di un amore.

Da dove nasce la tua ispirazione?
Il mio immaginario è intriso da dualismi, porbabilmente dettati dal luogo della sua crescita e sviluppo, Ischia, isola di origine vulcanica circondata dal mare, dove le conseguenze del fuoco sotterraneo si ripercuotono visibilmente sulla superficie, una lotta continua che si perde nel sogno osservando il mare.

3 aggettivi per descrivere il tuo stile.
Pulsante, tattile, mediterraneo.

Il dettaglio che fa la differenza... Qual è il tuo?
La ricerca di superfici che riescano a dialogare intensamente con il colore e la luce, che facciano soffermare lo sguardo e allungare le dita. Seguire una idea di cultura d’uso non consumata, che possa riportare l’uomo nella dimensione del rito, partendo dal fare le cose semplici, come prendersi cura di un fiore, così come mi è stato suggerito dagli scritti di grandi maestri del design italiano.

Quale oggetto sogni di progettare?
Nel cassetto ci sono tanti progetti, in particolare mi affascina l’idea di realizzare oggetti misteriosi che non abbiamo una definita funzione d’uso, ma che portino con se i valori emozionali del mediterraneo.

Se il tuo brand fosse un genere musicale o un brano.
D’istinto direi la rivisitazione densa, onirica e viscerale della canzone popolare napoletana di Salvio Vassallo, nell’album “Il tesoro di San Gennaro”, un felice esempio di rielaborazione di una storia che trasuda dal ventre sotterraneo della città di Napoli, un suono misterioso e luminoso che cerca di raccontarne la sua sconveniente complessità.