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Studio Picone Roma

DISEGNI E OGGETTI SI FANNO SIGNIFICANTI DI UNA VITA

Torna a rivivere lo stile unico di Giuseppe Picone sotto la guida dei più diretti testimoni della sua arte: Dominique Giroud, moglie e stilista al suo fianco non solo artisticamente, per molti dei suoi oltre 50 anni di carriera; Sophie Morichi, figlia adottiva che dalla sua creatività ha tratto l'ispirazione per riportare in vita oggetti di ceramica così peculiari; Martina Bersani, nipote e curatrice dell'ultima capsule collection di abiti, insieme con la stilista catalana Andrea Folgosa Martí.

Ma chi era Giuseppe Picone?

«Nè artista, nè stilista (sorrideva, senza rispondere a chi gli chiedeva se lo era), nè artigiano, nè ceramista. Era tutte queste definizioni e nessuna. Picone ha sempre voluto sfuggire da ogni categoria. Amava lavorare sui significanti e non sui significati...» Dal libro "Archivio Studio Picone Roma"

Napoletano di nascita, ma romano di adozione, fu alla Triennale di Milano che propose la sua prima esibizione di ceramiche nel 1954, attirando le attenzioni di Giò Ponti e della sua rivista Domus; quattro anni più tardi l'incontro con la fotografa Regina Relang è decisivo per traslare i suoi motivi grafici dalle ceramiche ai tessuti, permettendogli di sperimentare una libertà nell'uso dei colori che non gli era concessa prima. Collaborò con Krizia, Cole of California e altri marchi prima del connubio con la Biki Japan, contribuendo all'affermarsi del "Made in Italy" nel mondo.

Su Debou presentiamo una serie limitata di ceramiche artistiche che della sua arte richiamano i segni tipici e i colori, oltre ad una selezione dei suoi disegni a tempera tra il 1956 e il 1958.

Da dove siete partite per il rilancio del brand Picone?
L’archivio di disegni che Giuseppe ci ha lasciato è il motore principale della nostra ricerca. Siamo partite dalla re-interpretazione di quei segni, cercando in prosettiva di allargare gli orizzonti, insieme e oltre al simbolo storico del Pretino, icona del marchio Picone, e fil rouge delle varie produzioni di Giuseppe.

3 aggettivi per descrivere il vostro stile.
Poetico, ironico ed irriverente…ma anche un pò fragile.

Qual è il dettaglio che fa la differenza...
C’è sempre una figurina che ci strizza l’occhio, in ogni disegno ci si diverte a cercarlo. Inoltre ha un’espressione neutra, è lo specchio delle nostre emozioni. Da lontano sembrano tutti uguali, ma a ben guardare sono tutti diversi uno dall’altro, un po’ come noi. Tutto questo unito all’eccellenza delle piccole imprese “made in Italy”.

Quale oggetto sognate di progettare, oltre l’archivio storico.
Più che un oggetto vorremmo progettare una mostra, un viaggio nell’universo riscoperto dall'Archivio Studio Picone.

Se il Picone fosse un genere musicale, quale sarebbe? E che brano in particolare?
Difficile sceglierne uno solo: Giuseppe disegnava ascoltando Bach, suonato da Glenn Gould, per il ritmo, la pulizia e le dissonanze, ma quando abbiamo allestito il primo evento Picone, nello showroom di via Nino Bixio, abbiamo scelto suoni dalla natura. 

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